Salvo qualche eccezione a Roma, Milano e poco più, l’Italia non ha ancora avuto il piacere di sperimentare la magnificenza delle diverse cucine del paese più.
Lingua morta e corpo vivo. Anagoor e L'italiano . Nebbia: fumo oscuro del tempo passato che . Nebbia: essa si dirada grazie alla conoscenza, perch. Il mistero si infittisce, il protagonista . La compagnia veneta ANAGOOR riporta sul palcoscenico i pochi granelli conosciuti della vita del pittore veneto che, nel Cinquecento, in pieno Rinascimento, rivest. Poche le opere conosciute, perch. Dal 1 maggio all'8 giugno la festa della "città che. Un numero di pubblica utilità contro la violenza sulle donne. Questo sito Web utilizza cookie a fini statistici e per la navigazione nonché cookie di terze parti. Continuando la navigazione su questo sito, ritornandovi in. We have found a new home! Click on the new site to continue: http://www.pageinsider.org/. Sette le meditazioni, sette le opere analizzate: i ritratti, la Pala di Castelfranco, Giuditta con la testa di Oloferne, la Venere di Dresda, la Tempesta, I tre filosofi, il fregio delle Arti Liberali. Perch? La scelta di questa compagnia ? La contestualizzazione . La cittadina di Castelfranco d. Ecco il senso dell’intero spettacolo: l’attenta osservazione dell’uomo del suo tempo e del mistero del futuro. Del resto, l’espressione pi. Se i dipinti di Giorgione cominceranno ad allontanarsi dall’utilizzo del contorno e del disegno, i suoi volti ed i chiaroscuri guarderanno gi. I prodotti artistici della compagnia Anagoor sono costruiti su una solida ricerca, in primo luogo storica, poi letteraria ed infine artistica. Il teatro e la drammaturgia diventano macro contenitori di un sapere che non pu. Questa compagnia ha compreso il vero concetto di “classico”, recuperando le grandi opere, scrittorie e visive, ed i loro grandi autori, utilizzandoli come mezzi per comprendere meglio il nostro presente. Le opere di Giorgione, dalla Madonna in trono della Pala di Castelforte, commissionata da Tuzio Costanzo per ricordare il giovane e bellissimo figlio morto in battaglia, alla Venere dormiente, commissionata da Girolamo Marcello in occasione delle nozze, simbolo di sensualit. L’uomo costruisce, attraverso la sua sapienza, l’immagine del domani a cui anela continuamente e che continuamente combatte, ma che in realt. Questo, dunque, l’obiettivo di uno spettacolo che parte dal Giorgione conosciuto sui banchi di scuola, e poi all’universit. Borghini,”Il Riposo”, 1. Nel medesimo tempo che Firenze per l'opera di Lionardo s'acquistava fama, Vinegia parimenti per l'eccellenza di Giorgione da Castelfranco nel Trevigiano faceva risuonare il suo nome> > ); G. D'Annunzio, “Il fuoco”, 1. Egli appare piuttosto come un mito che come un uomo. Nessun destino di poeta . Tutto, o quasi, di lui s'ignora; e taluno non gli riconosce alcuna opera certa. Pure, tutta l'arte veneziana sembra infiammata dalla sua rivelazione> > ). In scena sono presenti due microfoni, protagonisti di un racconto diviso tra sequenze propriamente narrative e sequenze dialogiche, quest’ultime probabilmente inventate e rese attraverso effetti sonori applicati al secondo microfono. Unico attore/narratore in scena, Menegoni stimola negli spettatori tutti i sensi, anche l’odore, attraverso il racconto pacato, puntigliosamente arricchito di particolari, estremamente incoraggiante anche nei momenti pi. La grande eleganza di questo prodotto artistico contrasta con l’inquietudine del messaggio: oggi non osserviamo pi. La costante osservazione del misterioso futuro . E adesso che quel futuro ? Basteranno sette meditazioni? Sette, come il numero dei sigilli del rotolo di Dio, rivelato davanti ai quattro cavalieri dell’Apocalisse, come le sette trombe dell’Apocalisse, come le sette piaghe. RIVELAZIONE / SETTE MEDITAZIONI INTORNO A GIORGIONEteatroecritica. Viviana Raciti . Questa presenza- assenza alegger. Condurre anche noi spettatori verso una pi. Per sopperire a un passato di cui “non v’. Foto Jin Lee«L’eternit. Quelle riprese, reali e loro malgrado diventate icona, impongono una riflessione sulle modalit. A dispetto dei segni nefasti e inquietanti che reca con s. Sette meditazioni intorno a Giorgione» dato, purtroppo per un solo giorno, nell’ex Asilo Filangieri. E in altri termini, c’. E aggiunse che, pur tangibilmente radicato nel Rinascimento, Giorgione «. E si capisce, dunque, perch. Non a caso il testo del suo spettacolo – firmato da Simone Derai e Laura Curino – comincia con l’insistere su una simbolica «nebbia». E un’interpretazione del dipinto in chiave cristiana identifica i tre personaggi con i Re Magi. Ma colpisce il fatto che il giovane, per quanto dotato di compasso e regolo a squadra, fissa lo sguardo su una grotta vuota. Sette meditazioni intorno a Giorgione» costituisce una vera e propria dichiarazione di poetica. Le «sette meditazioni» in questione corrispondono ad altrettanti dei celebri dipinti attribuiti a Giorgione: appunto i Tre Filosofi, la Pala di Castelfranco, i ritratti, la Tempesta, la Venere di Dresda, Giuditta con la testa di Oloferne e il Fregio delle Arti Liberali. E se nel corso del prologo e delle «meditazioni» compaiono citazioni dai «Sonetti villaneschi» di Giorgio Sommariva, da «Le vite» di Giorgio Vasari, da «De occulta philosophia» di Agrippa von Nettesheim e da «De rerum natura» di Lucrezio, fra le diapositive dei dipinti suddetti fanno irruzione i filmati relativi all’attentato contro le Torri Gemelle: a stabilire, . Marco Menegoni ne ha davanti due: in uno, quello normale, riversa le parti narrative o didascaliche del testo e nell’altro, a reverbero, le parti in dialetto veneto e, soprattutto, le parole degl’interlocutori durante i dialoghi. Col che si mette l’accento sul fatto che la diversit. E piuttosto voglio dire che in «Rivelazione. Sette meditazioni intorno a Giorgione» – uno spettacolo, si sar. Ecco che il gruppo Anagoor, tra i pi. La leggerezza e l’incanto di Marco Mengoni avvolge e trasporta, senza che ce ne si accorga, in mondi inimmaginati. Con l’ausilio di brani tratti da alcuni volumi critici sull’opera dell’artista peraltro dichiarati, citati e fagocitati, la citazione non . Come avveniva per L’Italiano . Se ne vorrebbe di pi. Si vorrebbe permanere ancora per molto su quell’otto volante inscenato, inquadrato, incastonato con precisione geometrica da Simone Derai, regista e coautore per immagini e parole. Sembra quasi di poterselo figurare nell’immaginazione questo omone massiccio e riccioluto, colto e ambiguo, che con la sua Tempesta (1. O la poetica, e non certo l’immaginaria realizzazione che ci viene raccontata, della Pala di Castelfranco – che fiera ancora si mostra al pubblico dei fedeli, e non, nel Duomo della cittadina veneta, apprezzata via via che la maturit. Parole accompagnate, soppesate, assecondate nella loro intima musicalit. E in questo gravitare intorno al mistero sempre sfuggente di Giorgione, pittore rivoluzionario e quasi fantasma della sua epoca, . Tra documenti storici, atti di convegno e libri vari, la contemplazione di Giorgione tesse una drammaturgia di frammenti biografici, di versi poetici, d’interpretazioni di dipinti proiettati e ingranditi, per coglierne i dettagli, su due schermi sospesi sul palcoscenico come tele di luce esposte nel buio. Soffermandosi sui particolari che soli ci consentono di vedere le cose che quotidianamente ci sfuggono, Marco Menegoni, in sincrono con la regia sensibile e raffinata di Simone Derai, scopre nel volto triste della Madonna col Bambino della Pala di Castelfranco il dolore inconsolabile di un padre per la morte del giovane figlio; nei Ritratti, la singolarit. Nella quarta meditazione dedicata al “nemico”, l’orrore di un’umanit. I Tre Filosofi si ammantano di significati esoterici nella quinta meditazione mentre nella Tempesta . E il Fregio che chiude il cerchio, con la sua carrellata di oggetti e strumenti in serie, ci parla del tempo che . Un cartiglio vuoto incastonato in mezzo a tutto quel pieno, l’immagine che chiude lo spettacolo, . E a guardarla bene, quella pagina bianca in attesa di essere riempita, ora come allora, in questi nostri giorni di eccessi inutili, di svogliatezze silenti, di menefreghismi e scempi del quotidiano, di volgarit. Sono su una cresta d’onda che dura ormai da diversi anni, e che non sembra destinata a infrangersi velocemente. Il gruppo, nato a Castelfranco Veneto nel 2. Simone Derai, Paola Dallan, Marco Menegoni, porta avanti un’accurata e approfondita analisi del linguaggio inteso in senso lato e declinato in tutte le sue possibili varianti. Da Virgilio Brucia alla lezione pasoliniana L’italiano . Una poetica unica nel panorama nostrano che . Come le foglie. Ora gli Anagoor tornano alle origini con Rivelazione – sette meditazioni intorno a Giorgione, una rielaborazione della Tempesta, spettacolo che nel 2. Segnalazione Speciale al Premio Scenario e che li ha consacrati e presentati al grande pubblico. Marco Menegoni . Come questi oggetti fanno presagire lo spettacolo prende la forma di una lezione per immagini sul Giorgione. Del pittore veneto del Cinquecento morto in miseria e solitudine in una Venezia stremata dalla peste, gli Anagoor portano in scena un’attenta e rigorosa indagine, fatta di studi su libri e analisi delle opere, per cogliere l’immaginario dell’artista e interpretarne il segno. Sette capitoli, o rivelazioni, per scoprire l’umano oltre il didattico e per portare alla luce il tragico celato nell’idillio. Giorgione, in piena et. Cosa fare e dove cercare la luce per cancellare il senso di angoscia per una morte che comunque spetta a tutti? Forse, auspicare una palingenesi attraverso la bellezza, o meglio, servirsi della bellezza per ridare spessore al bisogno di dignit. Testimonianza del vuoto che abita il linguaggio e di come il linguaggio abbia creato miti falsificanti. Ma pure canto di dolore per la perdita del sacro, celebrato nell’erotismo di un’emorragia poetica. Una tragedia politica e divina, che Anagoor magnifica nella costante creazione di metafore, elette a immagini dell’assenza nella forma di arcane icone teatrali. Tutto questo . Viaggiava, il fragile poeta, malato, verso l’abbraccio della morte, invocando le fiamme per la sua opera e per il disastro che essa avrebbe compiuto: consegnare al potere una tradizione, donare una lingua ad un impero nascente, affidare alla storia l’urgenza di un immaginario. Lo spettacolo intanto concresce sull’annichilimento del dolore poich.
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September 2017
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